Angelo De Boni (1955). Biografia Critica dell’Artista e Quotazione Opere d’Arte
- Artista: Angelo De Boni (in arte deBoni)
- Quotazione Coefficiente Artingout: 3,10 (tre/10)
- Rivalutazione: 100% [-] (2023-2023)
- Codice Artista Artingout: #ADA01
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Angelo De Boni (1955). Biografia Critica dell’Artista
Angelo De Boni, in arte deBoni, è un artista pittore contemporaneo italiano nato a Limbiate nell’area metropolitana di Milano nel 1955. La sua passione per la pittura lo accompagna da sempre e lo spingerà a frequentare studi superiori artistici. Si iscrive così all’Istituto d’Arte di Monza e sarà allievo di nomi di rilievo internazionale come l’Architetto Attilio Marcolli (1930-2010), padre della “Teoria del Campo” e lo scultore e ceramista Nanni Valentini (1932-1985). Maestri che citiamo perché avranno un peso rilevante nello sviluppo artistico del deBoni. Successivamente frequenterà l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. La sua prima esposizione risale al 1973 all’Arengario di Monza proprio a cura dell’appena citato Attilio Marcolli e nel 1976 è in mostra negli spazi espositivi de “il Circolo della Stampa” ad Avellino. Per diverse vicissitudini personali il deBoni decide di sospendere l’attività espositiva per impegnarsi nella costruzione, complessa, della propria identità sia artistica che personale.
Sarà soltanto nel 1998 che si ripresenterà al pubblico attraverso il concetto del “Metaformismo©” a cura di Giulia Sillato presso il salone internazionale arti e design a Milano. Il deBoni inizia a ritenere che “i tempi siano maturi” per rendere visibile tutto il proprio percorso di sviluppo artistico. Inizia un intenso periodo produttivo ed espositivo, tutt’ora in corso, che permetterà alle opere d’arte di Angelo De Boni di attraversare il mondo. E’ il 2003, con la personale “deBoni” a Milano presso la Fondazione Mantovani, l’anno della svolta decisionale.
La pittura non è l’unica attività del deBoni nell’ampio mondo delle arti. Oltre ad aver avuto modo di collaborare con Piero Mazzarella e contribuito alla realizzazione di scenografie per importanti compagnie teatrali, tra le quali ricordiamo “i Legnanesi” e la “Compagnia Longobarda” di Legnano, Angelo De Boni conta nella propria esperienza numerosi impegni collaterali nel settore artistico come l’insegnamento di storia dell’arte in diverse strutture private, la collaborazione con media sia nel campo delle pubblicazioni che in quello radiofonico e attività consulenziali con strutture nazionali e internazionali.
L’artista deBoni ha ottenuto in questi anni diverse quotazioni da enti quali la Casa d’Aste Arte Moderna di Brescia, ArteInterni di Brescia, Fabiani di Montecatini e, nel 2023, riesce a ottenere il Coefficiente Artingout per la valutazione della propria produzione artistica.
Possiamo trovare le opere del deBoni in numerose collezioni private e pubbliche. In esposizione permamente ricordiamo le opere “Spaesaggi” presso la Galleria d’arte moderna e contemporanea del Museo Civico di Taverna (CZ), “The Door” a Palazzo della Cultura a Cusano Milanino (MI), “J. Joyce” al Lioyce Museum di Trieste, “Night” presso la Fondazione Mantovani di Milano, “Lingotto” nello Spazio Espositivo Resto del Carlino di Bologna, “Time” presso il World Museum Swatch Collection di Cesano Maderno (MB), “di Cultura e di Coscienza” presso la Storica Libreria Bicocca di Milano e altre opere esposte nello spazio espositivo Lentiai di Belluno, al Museo Geraci di Palermo, alla Casa Museo degli Artisti di Gallipoli (LE), all’URCA Centro Culturale di San Paolo del Brasile, al J. Joyce Museum di Dublino, al Theatre Muziek di Amsterdam e in altri spazi sia nazionali che internazionali.
Dal 2003 a oggi le esposizioni del deBoni sono state davvero numerose e le sue opere hanno toccato note sedi artistiche in città come Milano, Genova, Venezia, Trieste Bologna, Parma, Firenze, Roma, Napoli, Catania, Palermo, Berlino, Parigi, Dublino, Madrid, Barcellona, Hong Kong, San Paolo del Brasile, New York soltanto per citarne una minima parte. Oltre venti personali dal 2003 al 2022 tra le quali ricordiamo in breve “deBoni” (Milano 2003, Amsterdam 2005, Londra 2008, Venezia 2012), “White” (Lecce, Milano e Bologna 2004, Amman 2009, Busset 2015), “Black-Red” (Genova 2005), “White Toughts” (Cremona 2012), “Light’s Room” (Ferrara e Milano 2014), “Horizons” (Milano 2021) e “Unconscious Depths” (Asti 2022).
Hanno parlato del deBoni personalità come Raffaele De Grada, Luciano Caramel, Attilio Colombo, Marco Mantovani, Stefano Soddu, Grazia Chiesa, Giulia Sillato, Germano Beringheli, Valeria Vaccari, il britannico Richiard Thomas, Roberto Ambrosi, Giancarlo Alù, Dan Jon Scotta, Marco Baranello e altri critici, storici dell’arte e cultori della materia.
Le opere d’arte del deBoni sono pubblicate nell’Enciclopedia Avanguardie Artistiche 2008, nell’Enciclopedia Artisti Contemporanei 2009-2010, nella Guida Nazionale agli Artisti Contemporanei 2022, nel Dizionario Internazionale dell’Arte (dal 2005 al 2007), nel Dizionario Universale Arti Visive Comanducci (2005, 2006, 2008) nel Catalogo d’Arte Moderna Giorgio Mondadori (n. 41 e dal n. 47 al 50), nelle Edizioni Fondazione Mazzotta Arte (2009 e dal 2015 al 2019) e dal 2023 nel catalogo d’arte permanente online Artingout.com.
Tra i riconoscimenti ottenuti da Angelo De Boni citiamo il primo premio presso la Galleria Astrolabio in Città del Vaticano (2003), primo premio in exequo per il concorso internazionale Le Ciminiere (Agrigento 2005), primo premio Leone d’Oro all’Euro Arte Expo 2006 di Sirmione (BS), menzione d’onore della giuria critica al Trofeo Moroni (Bergamo 2007) e il primo premio Perugino d’Oro assegnato dell’Accademia Gentilizia di Firenze (2008).
Angelo De Boni, come già accennato, ha seguito per molti anni l’idea del “Metaformismo©” la quale nasce come un tentativo di unificare l’arte, a partire dal novecento, in un certo linguaggio più o meno definito. L’artista decide comunque di allontanarsene nel 2019 per abbracciare il movimento della “Psicoavanguardia”. E’ nel percorso evolutivo del deBoni sperimentare appartenenze culturali, anche transitoriamente, le quali s’integreranno nel bagaglio esperienziale dell’artista e che ritroviamo sempre nella sua produzione la quale, pur mantenendo una narrativa stabile, può apparire all’osservatore formalmente cangiante.
L’incessante cammino di ricerca nell’area del “minimalismo”, sintetizzato nel progetto M.A.S. “Minimo Aniconico Sottrattivo“, ha portato Angelo De Boni a sviluppare, dopo oltre dieci anni di lavoro sul campo e la forma, uno studio relativo ai diversi pigmenti inclusi nella definizione di “colore bianco”. Le opere d’arte prodotte dallo “studio sul bianco” possiamo oggi considerarle tra le più identificative e centrali per la comprensione del linguaggio pittorico dell’artista. Il nucleo del M.A.S. è, con le parole dell’artista, “la ricerca della perferzione attraverso il togliere anziché aggiungere, fino all’estrema essenza”.
Coscienti che non possa esistere, nella posizione di osservazione umana, una perfezione assoluta, quello messo in moto dal deBoni è un continuo tentativo di raggiungere un soggettivo ideale eliminando quello che l’artista ritiene di volta in volta superfluo nel proprio percorso di crescita e ricerca.
L’arte concettuale-informale-minimalista di Angelo De Boni rappresenta in realtà un neo-linguaggio che integra elementi dei già citati concettualismo, arte informale e minimalismo. Nelle opere del deBoni l’apparente bidimensionalità della pittura, l’uso di tele perlopiù quadrate quasi a voler indicare un valore monodimensionale (una sola misura pur se ripetuta), trova profondità nell’uso del pigmento anche quando soltanto accennato per completarsi nel rapporto dialettico con l’osservatore. Ne deriva così un’esperienza estetica necessariamente multidimensionale con una decisa componente emozionale. Così il critico e storico dell’arte Raffaele de Grada, in merito al deBoni, dichiara sorpresa nell’osservare “l’equilibro tra la forza e l’intensità concettuale delle sue opere“. Sabina Fattibene considera l’arte del deBoni “essenziale ma di acuta e profonda riflessione” e per Roberto Ambrosi “l’immediatezza del messaggio [nelle opere del deBoni, ndr] si fonda su un sottostrato emozionale e cognitivo ricco e consapevole” come se attraverso tale consapevolezza, con le parole di Piera Paola Piazza, “l’artista [deBoni, ndr] tentasse di riequilibrare le passioni e le forze talvolta incontrollate dell’istinto e dell’inconscio”. Cerca di superare la descrizione analitica delle opere del deBoni lo psicologo e critico Marco Baranello suggerendo che “la piena comprensione artistica di Angelo De Boni sfugge a un processo di studio analitico in quanto richiede necessariamente un’esperienza sintetica emotocognitiva non scindibile in elementi pur se considerati tra loro in interazione”.
Nel 2023 il deBoni inizia a proporre, attraverso le sue opere, il concetto di “essenzialismo integrato” ovvero l’idea dell’esistenza di un’essenza immanente nel tutto. L’aggettivazione “integrato” sembrerebbe nascere dall’esigenza di comunicare all’osservatore la necessità di sintetizzare elementi che, da un punto di vista relativo, sembrano essere separati. E’ un invito ad aprirsi a quel “sentimento” di essere tutti legati dal filo invisibile dell’essenza.
Dal punto di vista artistico i suoi monocromi lasciano intravedere la luce dell’essenza, sia attraverso l’espediente tecnico della retroilluminazione sia attraverso “tagli” pittorici.
Questa nuova proposta concettuale è stata resa pubblica a dicembre del 2023 in occasione dell’esposizione personale “Vathià Anaisthiti” presso lo “Spazio Arte Tolomeo” a Milano.
Osservando l’intera produzione artistica del deBoni comprendiamo che la sua narrativa è legata al concetto di “ricerca” intesa come tentativo di raggiungimento di una meta, di un punto di arrivo che coincide con la condizione ideale di perfetto equilibrio. Il punto di arrivo nell’arte di Angelo De Boni è posizionato all’orizzonte ovvero all’infinito. Anche nelle sue opere d’arte policrome possiamo notare la presenza di un punto, di una linea ovvero di una traccia nella quale si concentra l’intero messaggio. In uno spazio, soltanto in apparenza policromo anche di grandi dimensioni, l’intera opera d’arte appare quasi esclusivamente in quel segno, un gesto artistico pensato e voluto che racchiude in sé proprio quell’essenziale che possiamo sintetizzare nell’unico, immobile e sempre perfetto “tutto”.
a cura di
Marco Baranello
come citare questa fonte
Baranello, M. (2023)
Angelo De Boni (1955), biografia critica dell’artista.
artingout.com/?p=7966, Artingout 11 febbraio 2023.