Quotazione opere d’arte con coefficiente d’artista Artingout per artisti in crescita

Un artista non nasce tale, anche qualora fosse “figlio d’arte”. Ci sarà, infatti, un momento specifico nel quale deciderà di proporsi professionalmente all’interno del mercato dell’arte. Un problema di non poco conto è definire una quotazione per gli artisti “in erba”, quegli artisti ancora senza un vero e proprio mercato ovvero con poche esposizioni, senza o con poche pubblicazioni, critiche d’arte, e così via.

Un conto è vendere qualche opera d’arte di tanto in tanto nel circuito limitato delle proprie conoscenze o di qualche mercatino a prezzo di costo, un altro conto è trasformare le proprie capacità, il proprio talento creativo e la propria passione in una vera professione ovvero nella principale fonte di sostentamento.

Una quotazione esterna e super-partes, con il minor grado di arbitrarietà possibile, offre all’artista, al collezionista d’arte nonché a gallerie e commercianti, un importantissimo parametro di riferimento e di studio dell’andamento del mercato. Nella maggioranza assoluta dei casi, il “primo valore” è stabilito generalmente dall’artista stesso o, più raramente, da un consulente al quale l’artista ha deciso di riferirsi. E’ più raro perché prevede già un atteggiamento fortemente imprenditoriale che, per essere onesti, soltanto pochissimi artisti posseggono in partenza. In altri casi il coefficiente viene attribuito da una galleria, da uno storico o da un critico. Nonostante questa sia ancora oggi una prassi, da molti anni Artingout sta fortemente spingendo verso una modalità di attribuzione del coefficiente d’artista parametrato, quindi più stabile, con arbitrarietà azzerata e quindi più sicuro, in grado di essere un concreto riferimento per chi si muove nel professionismo dell’arte.

L’artista che ambisce alla crescita, che vuole investire realmente nella professione artistica, ha necessità di iniziare a considerare la propria arte come un vero e proprio bene, come un prodotto da immettere sul mercato, il cosiddetto “mercato dell’arte”. Si tratta di integrare il valore artistico, il valore storico-culturale con un valore commerciale in un unico processo.

Per trasformare il valore artistico in un valore economico occorre tenere conto di numerose variabili. La prima variabile da considerare è il target al quale ci vogliamo rivolgere. Non è di poco conto. Perché determinerà anche l’investimento da parte dell’artista. La domanda base del marketing, quindi anche nel campo dell’arte, è “a chi voglio vendere le mie opere d’arte”. La scelta del target già può determinare anche tutto quell’ambito dei processi d’investimento che portato a determinare la propria fascia di prezzo. Sappiamo infatti che prezzi troppo bassi non verranno mai presi in considerazione da alcuni e prezzi troppo alti non verranno mai presi in considerazione da altri. Questo significa che un artista potrebbe decidere anche di posticipare il proprio ingresso nel mercato, ovvero preferire di non vendere da subito ma investire nella crescita del proprio nome e della propria quotazione prima di esporre il proprio valore commerciale pubblicamente e scegliere la via del professionismo.

E’ inoltre importante ricordare che il concetto di “prezzo alto” e “prezzo basso” è relativo alle abitudini e percezioni del mio “potenziale cliente”, quindi varia a livello soggettivo, locale, regionale, nazionale o internazionale. Pertanto non esiste un prezzo adeguato in modo assoluto ma sempre e soltanto un prezzo “relativamente adeguato”. Ovviamente la variabile “prezzo” non è l’unica da tenere in considerazione e soprattutto va integrata con altre variabili.

E’ necessario sempre considerare, tra le variabili per determinare il nostro target, quale sia il “motivo per il quale una persona acquista un’opera d’arte”. C’è chi acquista per puro investimento, chi per motivi prettamente estetici, chi per questioni “emotive”, chi addirittura soltanto per coprire un buco su una parete e via dicendo. Quindi occorre decidere a quale cliente potenziale vorremmo vendere la nostra arte, a chi acquista per investimento o a chi vuole coprire il buco sulla parete?

Un’altra variabile da considerare è quella della spesa di realizzazione dell’opera d’arte. Nessuna opera d’arte può essere venduta a un prezzo più basso di quello per la copertura della spesa di realizzazione. Tra le spese di realizzazione dobbiamo calcolare proprio tutto, dal materiale utilizzato per l’opera fino a tutto ciò che permette all’artista di realizzarla (es. affitti di locali, consumi energetici, pubblicità, formazione, ecc.).

Poi c’è la variabile “valore aggiunto” ovvero il guadagno che si vorrebbe ottenere.
Qui ci troviamo di fronte alla base. Dobbiamo quindi necessariamente definire un valore di base per la nostra opera d’arte. Come per gli emergenti (che non sono gli artisti alle prime armi né i dilettanti) anche per chi è alle prime armi è più che necessario stabilire dei parametri chiari. All’inizio della carriera nel “mercato dell’arte” abbiamo pochi punti di riferimento e, comunque, quando un’opera è stata realizzata c’è ancora un certo legame con l’artista che può complicare le scelte. Il valore personale non coincide quasi mai con il valore commerciale, con ciò che percepisce ed è in grado di recepire il mercato.

Un artista può quindi decidere se percorrere la strada della crescita come investimento e ambire così a essere un nome che circola tra i collezionisti d’arte e magari proiettarsi a diventare uno dei nomi nella lunga strada della storia dell’arte. Altri potrebbero preferire la strada delle vendite saltuarie, rimanendo all’esterno del professionismo, altri invece potrebbero preferire mantenere una quotazione bassa e altamente accessibile, lavorare per vendere opere a un pubblico ampio magari mantenendosi con l’arte anche “vendendo” le proprie tecniche attraverso corsi d’arte e quindi scegliere comunque la strada dell’arte come professione. Come si può intuire esistono moltissime opportunità di scelta.

Tornando al concetto di “coefficiente”, per un artista di buona tecnica, creatività e innovazione, che può risultare realmente idoneo a entrare in un mercato dell’arte che strizza l’occhio all’investimento, ad esempio, non si può partire da una base inferiore a coefficiente 0.5 (zero/50). Un coefficiente simile viene considerato generalmente molto basso quindi va considerato un punto di partenza per il calcolo del coefficiente reale dell’artista.

Da questa base è ora necessario includere altri parametri di valutazione. Qui entra in gioco la capacità dell’artista d’investire su sé stesso. Si va dal numero di cataloghi monografici, bipersonali o collettivi divisi per gradi di prestigio (qualità grafica e impaginazione, presenza o meno di editore, prestigio dell’editore, eventuale estensione della distribuzione, tipologie di critiche, ecc.) alle mostre (personali, bipersonali o collettive) anch’esse analizzate per prestigio, dalle collocazioni permanenti delle opere in collezioni private o pubbliche (un’opera acquistata dal comune di Roma per una piazza importante, ad esempio, ha un grado di prestigio molto elevato) alle pubblicazioni della specifica opera, e così via.

Allo stato attuale (questa pubblicazione è del 3 giugno 2017) il comitato Artingout adotta ben 15 parametri, ognuno con un proprio “peso specifico”, inseriti su una scala a 5 passi per gradi di prestigio (da scarso a eccellente). I dati dei parametri adottati vengono poi sintetizzati in un coefficiente di valutazione identificato come “coefficiente Artingout”.

Mentre nella maggior parte dei casi l’attribuzione del coefficiente o del range di valore da parte dello stesso artista, di una galleria o di qualche consulente risulta arbitrario, Artingout è l’unico servizio che ha da sempre adottato una modalità di valutazione basata su parametri chiari e definiti. Artingout è quindi in grado di attribuire un coefficiente di orientamento per gli artisti che siano essi storicizzati, emergenti o alle prime armi nel “mercato dell’arte”.

Il coefficiente d’artista che Artingout attribuisce agli artisti con opere ritenute idonee per essere inserite nel catalogo, rappresenta così un referente super-partes, indipendente da gallerie, artisti e collezionisti e funge da parametro di riferimento per la tutela degli investimenti in arte.

Il mercato dell’arte ha un grado troppo elevato di arbitrarietà e il collezionista d’arte si può trovare in difficoltà nello scegliere nuovi artisti per i propri investimenti in arte. Sono però proprio gli emergenti e gli artisti nuovi nel mercato dell’arte le vere opportunità d’investimento.

Il ruolo fondamentale del collezionista d’arte è intuire il futuro della storia dell’arte, individuare chi oggi possa rappresentare il nome che possiamo poi vantarci di aver conosciuto e acquistato. L’investitore in arte in genere non punta soltanto su quello che considera un “Cavallo Vincente” ma sceglie un ventaglio di artisti sui quali investire. In questo ventaglio sono inclusi i nomi considerati più sicuri, quelli con una buona prospettiva di crescita, e i nuovi nomi ancora accessibili che potrebbero rappresentare una vera opportunità per il futuro, anche se a lungo termine. Questo significa che c’è spazio per molti artisti, il mercato non è assolutamente saturo, anzi. Si cerca la novità, soprattutto si cerca chi sappia offrire una nuova luce, che non sia dozzinale e che sia altamente riconoscibile.

L’artista che vuole crescere nel mondo dei professionisti dell’arte deve quindi essere consapevole che un coefficiente d’artista attribuito in modo indipendente e super-partes diviene uno strumento fondamentale. Aiuta l’artista a pensare in modo imprenditoriale, diviene un parametro per controllare l’efficacia del proprio operato, spinge l’artista a raggiungere obiettivi in modo più sistematico. Il coefficiente ha quindi un valore non soltanto all’interno del mercato ma anche un valore motivante di tipo psicologico. Inoltre il collezionista che si trova di fronte a un artista con quotazione attribuita da terzi e verificabile, percepisce maggiore solidità dell’artista e quindi maggiore fiducia nell’investimento.

Il Coefficiente Artingout viene attribuito a tutti gli artisti inseriti nel catalogo permanente online. In più la rivalutazione del coefficiente è a tempo illimitato. SCOPRI COME FARE.


a cura di
Dott. Marco Baranello
Roma, 3 giugno 2017

Come citare questa fonte bibliografica

Baranello, M. (2017)
Quotazione opere d’arte con coefficiente d’artista artingout
per artisti in crescita.
www.artingout.com/?p=5997, Roma 3 giugno 2017.

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